Lineamenti di una Non-Scienza del Ritmo
Claudio Kulesko
Link bandcamp a Obsolete Capitalism Sound System.
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Nel disporsi alla
lettura di un’opera transmediale, duplicemente filosofica e sonica, diviene
necessario diffondersi, far sciamare l’attenzione su una superficie topologica,
arrampicarsi sugli inviluppamenti tra elementi appartenenti a strati
differenti, tenere d’occhio gli sviluppi che inavvertitamente si proiettano da
un piano a un altro. Laddove la lettura di tradizione classica è dominata e
diretta dalla teoria che, come uno stratega, muove le proprie truppe in difesa,
attacco o conquista di un obiettivo, l’ascolto filosofico è definito dal
trasporto, ossia da una prassi che, indirettamente, produce una teoria. In
questo caso, l’ascolto non può fare altro che seguire il beat nel marasma, assemblarsi nel medesimo istante in cui il ritmo
si assembla, simbioticamente. La forza di questo demone, la sua costitutiva
abilità di trascinamento, sta tutta nella possessione dell’ascoltatore,
nell’integrazione di quest’ultimo al sistema
automatico di macchine (Marx, 1964: 289 - 300) ritmiche che costituiscono
la costellazione di oscillatori − della quale il battito è attrattore perpetuo.
Movimenti incontrollati della gamba e della testa somatizzano la cattura del
corpo nelle traiettorie del ritmo. Le connessioni stabilitesi tra foglio
virtuale, corpo, testo e flusso sonico danno vita a una nuova macchina-estesa
di decodifica<>deterritorializzazione, producendo raddoppiamenti,
intensificazioni, cristallizzazioni di fiction,
concetti e suoni codificati all’interno dell’opera.
Passo dopo passo, il beat vortica su se stesso, modulando
autonomamente la propria intensità, costruendo il proprio territorio ritmico.
La pulsazione elettronica opera un terraforming
contingente, primitivamente non-quantitativo e non-qualitativo – andando perciò
a definire la quantità come la frequenza di ripetizione del battito (il moto
secondo il numero), e la qualità come il differenziale prodotto sull’ambiente
dalla ripetizione stessa (la territorializzazione operata dalla ricorsività).
Questa non orientabilità del ritmo, come la non orientabilità di certe
superfici topologiche, non permette di derivare né una cardinalità tra due
insiemi di punti in adeguamento – in questo caso una corrispondenza funzionale
tra punti ritmo e punti ambiente – né di definire una direzionalità necessaria
o teleologica del ritmo in uno spazio tridimensionale. Solo in tale assenza di
una dicotomia ambiente/oscillazioni possiamo essere certi di trovarci in un
ecosistema: un ambiente stratificato in costante divenire, una memoria ritmica
incarnata, un ‘echosistema’. Il tempo, la quarta dimensione di proiezione,
viene così a coincidere con la stessa ripetizione differenziale, intersecando
lo spazio in una località auto-performativa – uno spaziotempo composto da
blocchi in relazione, in contrapposizione a uno spazio assoluto newtoniano,
perfettamente orientato e attraversato da velocità indipendenti le une dalle
altre. Il panorama meta-sonico che se ne ricava è concordante con il modello
della fisica quantistica: intensità vibrazionale e densità di aggregazione come
parametri sufficienti alla traduzione dell’attività di una materia
pre-ontologica, una materia trascendentale rispetto agli enti e all’essere
stesso. Un basso fondamentale (Schopenhauer,
2015: 286), anorganico, incondizionato, in grado di produrre l’infinita gamma
di modulazioni, melodie, pseudo-armonie e stridenti dissonanze della vita
organica, nonché di veicolarne l’agenzia e gli affetti come ‘in un volo di
strega’[1] (Deleuze,
Guattari, 2002: 32). Gli ambienti e gli ecosistemi emergerebbero dal caos in
questo modo: teleonomicamente, ossia per ripetizione spontanea di processi
contingenti e costituzione di avamposti nel bel mezzo del marasma; forze del
caos, forze terrestri, forze cosmiche, tutto questo si affronta e confluisce
nel ritornello (Deleuze, Guattari
2003: 441). L’Iper-ritmo, come il wormhole, connette
trasversalmente punti e dimensioni tra loro distanti, causando la perpetua complicazione
topologica del tessuto spazio-temporale: un piano caotico dove lo spazio del suono a-venire è a n dimensioni e fenditure,
trans-finito e deformabile, fino alla creazione di una n-sfera, cioè una rizosfera
(Obsolete Capitalism, 2017:
65).
La
molteplicità infinita dei ritmi che si intrecciano, si confrontano e si
scontrano, producendo attivamente il piano di consistenza, dà luogo al
politeismo – ovvero alla polisemiosi e al polimorfismo − della volontà di
potenza. Divenire schizofrenico dell’unica sostanza che si frammenta e
diffonde, lacerandosi e ricomponendosi senza mai totalizzarsi. L’equazione ‘chaos
sive natura’ sigilla una cosmologia radicale, fondata sull’autonomia e sull’automazione
della materia, sul dispiegamento di una molteplicità calendrica e topologica. Dall’abisso
caotico del rumore sarà possibile estrarre funzioni, astrarre macchine,
tagliare, raccordare e assemblare; ci si accorgerà ben presto che operare a
questo livello sarà già costituire un ritmo, anzi, far parte di una macchina
ritmica attiva da ben prima che ce ne accorgessimo. Empirismo radicale,
impersonale, ecosistemico<>echosistemico.
Una
scienza del ritmo, una scienza dalla fondazione impossibile, non può che
procedere così, attraverso una contemporaneità empirica di percezione, sintesi
e produzione:
il
Ritmo non è misura o cadenza, foss’anche irregolare: nulla è meno ritmico di
una marcia militare (...) Perché una misura, regolare o no, suppone una forma
codificata la cui unità di misura può variare, ma in un ambiente non
comunicante, mentre il Ritmo è l’Ineguale o l’Incommensurabile, sempre in
transcodificazione (Deleuze e Guattari, 2003: 442; Obsolete Capitalism, 2017:
61).
Postulando
una continuità della sola esperienza (ma una discontinuità al livello dei suoi
contenuti), i fenomeni si distribuiscono nomadicamente, segnando il proprio
passo, conducendoci nel labirinto assieme a loro. Sempre più complesso, sempre
più articolato. Infiniti chiasmi di disordine all’interno di ordini più ampi.
Infinite isole di ordine in un oceano di disordine. Seguire, percorrere,
rincorrere: giungere al ‘ritmo-in-sé’, al ritmo dei ritmi, Caosmo. Una teoria
generale della relatività del ritmo.
Bibliografia:
Deleuze, G. e Guattari
F.
2002:
Che Cos’è la Filosofia?, paragrafo Il Piano di Immanenza, Einaudi, Torino.
2003:
Millepiani, paragrafo 1837, Sul Ritornello, Castelvecchi, Roma.
Eshun, K.
2016: More Brilliant than the Sun, 2.Transmaterializing
the Breakbeat e 3.Sampladelia of the
Breakbeat, Verso, Londra.
Marx, K.
1964:
Frammento Sulle Macchine, Quaderni Rossi n. 4, traduzione di
Raniero Panzieri, link.
McKenzie, W.
2017:
Afrofuturismo, Rizosfera, link.
Nietszche, F.
1989:
La Gaia Scienza, frammenti §84 e
§109, Adelphi, Milano.
Obsolete Capitalism
2017: Chaos Sive Natura: Electric Tree and Electronic Rhizome, Rizosfera,
link.
Schopenhauer, A.
2015:
Il Mondo Come Volontà e Rappresentazione,
paragrafo §52, Newton Compton, Roma.
[1] Dell’espressione originale ‘ligne de
sorcière’ abbiamo preferito mantenere una traduzione letterale, a nostro parere
più efficace della traduzione ufficiale italiana ‘linea magica’.
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